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L’inquinamento è un problema e il digitale, l’approccio paper-less (nessuna stampa inutile, nessun documento superfluo a consumare inchiostro) e il mondo energetico “alternativo” sembravano le risposte giuste… 

Ma chi sono gli stati più inquinanti? Tutti, ormai, sappiamo che non sono certo i paesi super industrializzati sui quali si tendeva a puntare il dito…eh no, adesso sappiamo che sono i paesi dei quali nemmeno la piccola Greta ha detto gran che durante tutte le sue importanti battaglie. Sia chiaro un aspetto: il messaggio di Greta e le sue battaglie sono FONDAMENTALI e ben vengano, sempre e comunque

Chi inquina?

Paesi come Cina, Giappone, India, ma anche Pakistan e Malaysia, paesi del continente Africano, alcuni paesi dell’est Europa e il Sud America inquinano più di tutti i paesi Europei messi insieme. In realtà, sulla carta – e forse solo su quella – molti paesi europei sono tra i più virtuosi al mondo e, nonostante gli Stati Uniti siano il secondo paese con la richiesta di energia elettrica più alta al mondo, ha politiche di salvaguardia dell’ambiente (se così possiamo chiamarle) di assoluto interesse. Ma c’è tanto da fare contro l’inquinamento, e deve essere fatto in fretta. 

Il problema però si fa serio quando dobbiamo diventare coerenti perché, anche se non crediamo che la coerenza sia un valore in assoluto – le idee e i comportamenti possono e devono mutare ed essere declinati in base ai contesti – battagliare online sulle questioni ambientali, può creare confusione.

Il cloud e Internet “agenti” inquinanti

Nonostante una parte di energia derivi da fonti rinnovabili, ben oltre il 70%  dell’energia per accendere Internet  deriva da combustibili inquinanti. Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia afferma che “se Internet fosse una nazione, sarebbe la sesta al mondo come consumatore di energia!” Insomma, l’unione fa davvero la forza…e lo fa senza guardare i confini, le razze, le religioni. O quasi. 

Ogni byte necessita di energia: dalla visualizzazione del video del gattino, alla ricerca su Google per la tesi di laurea…per garantire la sicurezza e la stabilità dei bitcoin, la criptovaluta sempre più in voga non solo tra gli hacker, è necessario un consumo di energia paragonabile a quella consumata dall’Irlanda in un anno. Sono escluse le transazioni. 

Secondo quanto affermato in un articolo di Business Insider del 23 maggio 2018, “la cripto-valuta produce più anidride all’anno che un milione di voli transatlantici”. Davvero niente male!

Cosa fare?

Sembra che il lavoro grosso, e molti lo stanno già facendo, lo debbano fare le grandi compagnie della tecnologia. Google, Facebook, Amazon, Microsoft, Apple, Netflix (che, secondo un rapporto dell’anno scorso, sembra abbia ancora margini molti alti di miglioramento) si adoperano costantemente a rendere la fruizione dei loro servizi sempre più green, carbon free, offerti attraverso energie rinnovabili contro l’inquinamento.

Il problema, però, è che per produrre molti dei componenti necessari per rendere l’approvvigionamento e lo sfruttamento energetico leggero e pulito si usa l’industria…sporca e pesante.

Ma non è solo questo…c’è la prevenzione contro i blackout e le interruzioni di servizio, che tanto indispettiscono i tiratori scelti di selfie e gli spacciatori di aforismi. Come facciamo a mantenere un servizio costante al 99,9999%?

Per compensare i cali di tensione entro pochi secondi, nelle grandi server farm (le grandi stanze piene di server carichi di foto, video, dati più o meno personali), sono utilizzati gruppi di continuità che hanno tutt’altro che batterie “green”. E il loro riciclo non è proprio come compostare carta e cartone…

Per prevenire interruzioni più lunghe dei servizi, vengono utilizzati generatori che, nemmeno a dirlo, necessitano di consistenti quantità di carburante diesel. Il tutto in barba alla normative che, se troppo restrittive in alcuni stati, “costringe” i player high tech a migrare ed installare le server farm in quegli stati dove le normative sono molto più blande, e dove anche il fenomeno del fast fashion ha trovato terreno più che fertile.

Comunque i grandi del settore informatico si dicono attenti e sempre più attivi in fatto di inquinamento, con investimenti di decine di miliardi di dollari per la salvaguardia del pianeta che, in fondo, è pur sempre l’habitat dei loro utenti. 🙂 

Se volete approfondire le politiche green e gli approcci delle aziende più grandi, potete trovare qui un elenco dei

Siti dedicati

E noi? Cosa possiamo fare?

Ok, i grandi stanno facendo, faranno e hanno fatto…molto bene, speriamo continuino! Ma noi? Possiamo fare qualcosa o dobbiamo restare qui ad aspettare che i giganti dell’IT ci dicano come, cosa e quando? 

Ovviamente possiamo fare molto, e non mi riferisco al chiudere l’acqua mentre ci laviamo i denti, usare il meno possibile l’auto e prediligere fonti alternativa di energia ove possibile. Qualche suggerimento elementare ma che, se moltiplicata per milioni di persone, farebbero davvero la differenza? Eccone alcuni:

  • Cancellare le mail inutili…già. Le mail del 2003 forse non servono.
  • Svuotare il cestino del proprio computer…non è che la pattumiera di casa la usiamo come “archivio”. 🙂
  • Alleggerire i propri hard disk eliminando i documenti, le foto e i video inutili. No, alcuni non vi servono.
  • Utilizzare il più possibile la batteria del proprio portatile e ricaricarlo solo quando necessario.
  • Fare ricariche complete. Il vostro computer e le batterie vi ringrazieranno
  • Stampare ogni mail? Sul serio? Nel 2020?
  • Non stampare ogni documento se non strettamente necessario.
  • Ti serve davvero? Non sostituire un device quando è ancora funzionante…è obsolescenza pianificata o voglia di un giocattolo nuovo?
  • Scegliere prodotti ad alto rendimento, informiamoci!
  • Usare buon senso e, possibilmente, piena consapevolezza. 
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